
Secondo un articolo pubblicato nel 2016 sul blog Epicure & Culture, ogni anno 50 milioni di visoni, un miliardo di conigli e 4 milioni di volpi vengono allevati e uccisi per farne pellicce per l’industria della moda. Le condizioni di privazione e crudeltà in cui vivono questi animali, spesso rinchiusi in gabbie strettissime, li inducono a commettere atti di autolesionismo e perfino di cannibalismo.
Per mantenere intatta la “bellezza” delle loro pellicce, inoltre, gli allevatori sono soliti ucciderli in modo brutale. Grazie alle numerose campagne della PETA, l’organizzazione animalista che si occupa di rendere note le torture cui questi animali vengono sottoposti, negli ultimi anni molto paesi hanno deciso di vietare questo tipo di allevamento. Fra questi anche il Regno Unito, i Paesi Bassi e l’Australia. Ciononostante, l’industria delle pellicce genera ancora un fatturato di oltre 40 miliardi di dollari l’anno. Questo perché in molti paesi questo capo è ancora uno status symbol sinonimo di lusso. Nel 2015 il 73% delle marche presenti alle settimane della moda di Milano, Parigi, New York e Londra hanno usato pellicce animali per le loro collezioni. Ma le campagne dedicate alla lotta contro l’uso di questo capo di abbigliamento aumentano anno dopo anno. Un numero sempre maggiore di marche e di retailer ne stanno proibendo l’uso e la vendita, preferendo prodotti più etici.
Con l’aumento della richiesta sta migliorando anche la qualità delle pellicce ecologiche che spesso sono praticamente identiche a quelle animali. Le pellicce sintetiche, infatti, non sono più da considerarsi copie da poco delle pellicce vere. Anzi. Sono diventate un vero e proprio capo di tendenza e un fashion statement contro i maltrattamenti inflitti agli animali.
Nel 2011 una ricerca dell’ONG animalista inglese RSPCA ha svelato che il 95% delle donne inglesi non comprerebbe più pellicce animali. Nel 2016, in controtendenza rispetto al 2015, l’86% delle marche presenti alla London Fashion Week non ha usato pellicce nelle collezioni autunno-inverno.
Grazie anche al sostegno dimostrato da molte celebrità nei confronti della campagna a favore della “moda senza crudeltà”, c’è una consapevolezza sempre maggiore riguardo al tema e sono stati definiti protocolli molto più severi per l’industria, sia in Europa che negli Stati Uniti.
La Cina è ancora leader a livello mondiale nella produzione di animali da pelliccia, paese in cui si continuano anche a uccidere milioni di gatti e cani randagi, spesso addirittura rubati, i cui pellami vengono poi venduti in maniera illegale a prezzi ancora più bassi.